Il Comitato di Redazione della Tgr Abruzzo intende esprimere tutta la propria solidarietà alle lavoratrici del sesso, a quante, quasi mai per scelta, quasi sempre per necessità o per un infame destino, praticano il mestiere di offrire piacere in cambio di denaro. Il mestiere più antico del mondo, ovvero la più antica forma di sfruttamento dell’umana fatica di chi non ha altro che il proprio corpo da parte di chi possiede della ricchezza.
In un paese, l’Italia, in cui ogni 30 ore una donna muore ammazzata, quasi sempre dal proprio partner, l’uso del termine “puttana” con l’accezione di insulto risuona come un’orrenda eco. Il pensiero non può non andare a cosa stavano urlando Davide Troilo o Francesco Marfisi alle proprie vittime mentre le assassinavano.
Lo stigma imposto da una doppia morale non è altro che l’altra faccia della moneta di una società sessista e violenta.
Sentire, nel 2018, questo termine usato come un insulto da parte di chi intende proporre un nuovo e diverso modello di gestione della cosa pubblica ci inquieta e ci sconcerta.
Se si vuole condannare chi fa mercimonio di un bene comune – l’informazione – non lo si faccia sulla pelle di quelle donne che in vendita non mettono altro che ciò che loro appartiene inalienabilmente: il proprio corpo. E di questo mercato si assumono tutto il peso.
Pensiamo che la libertà e la correttezza della stampa passi anche per un linguaggio del rispetto.
Per queste ragioni ai molti colleghi e colleghe che coraggiosamente hanno esposto sulle proprie bacheche social la vignetta che recita “qui abita uno sciacallo” noi non esitiamo a rispondere:
“qui abita una puttana!”
Il Cdr della Tgr Abruzzo
Valentina Fenu
Roberta Mancinelli
Serena Massimini