“Il Fondo di previdenza complementare vale sul mercato 500 milioni di euro di patrimonio investito. Il principio è rendere responsabile ciascun collega a fronte della crisi del pilastro della pensione principale. L’uso concreto dello strumento può però essere svuotato delle sue finalità principali di fronte a esigenze particolari degli iscritti. Il Fondo si è trovato in questi ultimi anni a essere ulteriore elemento di ammortizzazione sociale, con l’anticipazione del 30% della posizione presente nel Fondo, senza nessun tipo di giustificazione. Questo corrisponde all’esigenza di mantenere un livello minimo di reddito, ma ciò comporta la rinuncia a parte della copertura per il futuro”. Lo ha detto Gianfranco Astori, vicepresidente del Fondo di previdenza complementare dei giornalisti (Fpcgi), intervenendo al Congresso della Fnsi di Chianciano. “Serve una riflessione tutta interna sul nostro sistema di welfare per verificare come i costi vadano ripartirti e le nuove priorità – ha proseguito -. Il patrimonio del Fondo si è incrementato in questi anni e il cda si è trovato ad affrontare un momento insidioso per la crisi del settore, ma non basta una gestione dignitosa dell’esistente. Occorre alimentare un processo di dialogo con la categoria. Evitare di cedere a parole d’ordine miracolistiche perché il nostro welfare vive sul principio dei vasi comunicanti ed è divenuto in questi anni elemento di reddito sostitutivo. E’ giunto il momento di una discussione aperta per ridefinire le priorità. L’alternativa è l’applicazione della legge Fornero, con le micidiali tagliole che portano all’unico risultato della povertà per tutti”.