Da alcuni anni i giornalisti italiani sono intrappolati in una guerra di trincea con gli editori
Ha sfogliato il vocabolario della Prima guerra mondiale trovando analogie tra il periodo e la fase sterile che vive la categoria e il sindacato. Si tratta di Fabrizio Masciangioli, delegato abruzzese. “Quel conflitto fu un terribile laboratorio della “guerra di trincea”, una guerra logorante. Ecco allora, la mia impressione è che da alcuni anni i giornalisti italiani sono intrappolati in una guerra di trincea con gli editori, una guerra che ci sta lacerando e che ci sta rubando la speranza del futuro”. E proprio sul parallelismo con la guerra di trincea Masciangioli ribadisce che “anche la nostra guerra di trincea rischia di allargare sempre più il divario tra il nostro sindacato e il complesso della categoria, creando un problema cruciale che riguarda la reale, concreta, quotidiana capacità di rappresentare e dare risposte alle esigenze, alle domande spesso drammatiche di nostri colleghi. Ecco quindi un’altra priorità per le numerose strategie della Fnsi: ricostruire un rapporto forte e coinvolgente con la sua base, per recuperare un’interlocuzione sostanziale, vera, magari anche fortemente critica con tutti i giornalisti non solo quelli che si possono incontrare nelle redazioni ma anche e soprattutto quelli che stanno fuori o ai margini. Quel magmatico mondo del lavoro autonomo e del precariato a cui abbiamo il dovere di dare più rappresentanza oltre che più salario e più dignità professionale. E qui veniamo al tema della tutela contrattuali e agli esiti dell’ultimo rinnovo contrattuale sul cui giudizio ci siamo divisi. Credo che oggi, ha detto Masciangioli, bisogna guardare oltre quei giudizi contrapposti. Il gruppo dirigente che andiamo ad eleggere dovrà farsi carico delle ragioni di chi ha detto sì e di chi ha detto no a quel contratto. Dovrà trovare una sintesi assolutamente tra schieramenti diversi ma non opposti e dovrà anche avere il coraggio di soluzioni innovative più aderenti alle trasformazioni tumultuose che hanno investito il lavoro giornalistico”. Al termine del suo intervento Masciangioli ha parlato del servizio pubblico della Rai, della questione della riforma professionale e del rilancio del vero servizio pubblico per il sistema intero, non solo per chi ci lavora.