Un sondaggio rivolto a tutti i giornalisti italiani con l’obiettivo di aggiornare la fotografia delle condizioni di lavoro nel mondo dell’informazione, a partire dai giornalisti non dipendenti, spesso in balia dal precariato selvaggio. Si chiama “Precariometro”, è la rilevazione lanciata dalla Fnsi e dalla Commissione nazionale lavoro autonomo (Clan) e rivolta ai giornalisti di tutti i settori – carta stampata, radio, tv, fotografi, videomaker, uffici stampa, web, social. (Qui il link). «Ad alcune domande – si legge nella nota introduttiva – sono stati assegnati dei punteggi che concorrono a formare il “Precariometro”, ovvero un sistema per individuare gli elementi caratterizzanti, dal punto di vista sindacale, del falso lavoro autonomo che, purtroppo, si registra in costante crescita».
Chi compila la rilevazione potrà scegliere di approfondire la propria singola situazione, se lo vorrà. Infatti è prevista la possibilità di attivare direttamente lo sportello lavoro autonomo Fnsi per essere ricontattati da un rappresentante Clan-Fnsi. «Stiamo lavorando in tutte le sedi per contrastare lo sfruttamento dei giornalisti autonomi che gli editori e le imprese vorrebbero incatenati allo status di precari a vita, e poter così utilizzare come leva per scardinare le redazioni e il lavoro regolare», spiega Mattia Motta, presidente della Commissione e segretario generale aggiunto Fnsi.
«Ora – aggiunge – con il “Precariometro” vogliamo realizzare una fotografia aggiornata del profilo del giornalista non dipendente. Lo strumento del sondaggio ci permette, se il collega lo vuole, di intervenire a sua tutela e nel contempo contrastare la narrazione che abbiamo ascoltato ai tavoli da parte degli editori. Secondo la Fieg, infatti, il precariato nel mondo dell’informazione non è un problema, anzi, non esiste. Invece la compressione dei diritti fondamentali, la mancanza di una retribuzione equa e di un inquadramento regolare sono il pane quotidiano di troppi operatori dell’informazione che ogni mattina compongono il flusso quotidiano dell’informazione professionale».
«Far emergere le condizioni di lavoro dei giornalisti precari – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – è un’operazione necessaria per mettere in campo azioni di contrasto e inchiodare alle proprie responsabilità gli editori che fanno dello sfruttamento la cifra della loro attività imprenditoriale. Il questionario messo a punto dai colleghi della Commissione nazionale lavoro autonomo rappresenta, da questo punto di vista, uno strumento utile per individuare le criticità e rilanciare la lotta alle diseguaglianze. Migliaia di giornalisti precari lavorano in condizioni che non sono diverse da quelle dei rider. Così come è avvenuto per questi ultimi, è necessaria una presa di coscienza anche da parte del governo e della politica e l’adozione di provvedimenti di tutela perché a tutti possano essere riconosciuti diritti e tutele contrattuali».
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